Rendimenti migliori per aziende che puntano sulle donne, ma ancora bassa la percentuale ai vertici

Data di pubblicazione: 07 Novembre 2023

Secondo lo studio “Lifting financial performance by investing in women” di BlackRock, uno dei più importanti asset manager e uno dei principali fornitori di servizi di gestione degli investimenti al mondo, le aziende con una forza lavoro più bilanciata tra uomini e donne hanno performance economiche migliori di quelle meno equilibrate.

Nel dettaglio, classificando le aziende in base alla diversità della loro forza lavoro nei vari paese e gruppi industriali, i ricercatori hanno constato che più equilibrata è la forza lavoro dell’azienda, maggiore è il suo RoA (Return on Assets, ovvero rendimento sulle attività).

Tra le aziende dello stesso gruppo industriale e dello stesso paese, il portafoglio composto da una più alta rappresentanza femminile ha sovraperformato quello con meno partecipazione di donne di 1,6 punti percentuali in media tra il 2013-2022. In entrambi i portafogli, comunque, la percentuale di donne è aumentata, nel caso delle aziende più virtuose dal 42% nel 2012 al 50% nel 2021, mentre nelle altre dal 23% al 25%.

E’ la diversità che conta, piuttosto che la prevalenza di donne o uomini. Tra le aziende del campione, infatti, né le società con la più bassa (16% in media) né quelle con la più alta (60% in media) rappresentanza femminile nella forza lavoro hanno ottenuto le migliori performance nell’ultimo decennio. Invece, le aziende che si collocano a metà dello spettro hanno sovraperformato le loro concorrenti.

Osservando le differenze settoriali e industriali, BlackRock evidenzia che, in media, le donne tendono ad essere fortemente rappresentate nei settori sanitario (52%) e finanziario (49%), e molto meno nei materiali (23%) o nei servizi di pubblica utilità (26%).

Si pone attenzione sul fatto che la rappresentanza delle donne è più vicina alla parità nei posti di lavoro entry-level, ma questo equilibrio viene meno con l’anzianità. Tra le società dell’indice MSCI World, solo il 18% dei posti dirigenziali nel 2021 erano detenuti da donne e solo il 6% dei posti di amministratore delegato nel 2022. Questo nonostante nell’ultimo decennio diverse giurisdizioni abbiano introdotto delle norme per regolamentare la presenza femminile nei CdA, come nel caso della legge Golfo-Mosca emanata in Italia nel 2011. La sottorappresentanza delle donne ai livelli senior è prevalente in quasi tutti i settori.

Dallo studio in esame emerge che le aziende in cui la rappresentanza delle donne a livello di middle management si allinea meglio con quella della forza lavoro complessiva ottengono risultati migliori rispetto a quelle con una rappresentanza più sbilanciata.

Si riporta infine un risultato frutto dell’analisi del mondo della finanza: spesso, i prodotti gestiti da donne hanno performance migliori di quelli sotto il controllo maschile. Ad esempio, secondo i dati di Hedge Fund Research, l’indice degli hedge fund posseduti o gestiti da donne ha sovraperformato del 10,5% negli ultimi 16 anni l’indice degli hedge fund complessivi. Questa sovraperformance delle donne nei settori del venture capital e degli hedge fund indica che le migliori donne manager potrebbero riuscire a superare questa barriera invisibile.

Il World Economic Forum prevede che ci vorranno 169 anni per colmare il divario di genere globale nella partecipazione e nelle opportunità economiche. La bassa rappresentanza delle donne nel mondo degli investimenti significa che l’inclusione di più donne nel mix potrebbe aumentare il livello complessivo dei talenti, e con esso, la performance del settore finanziario.

Si ricorda infine che la parità di genere è un obiettivo sociale fondamentale, rendicontato anche dai più utilizzati standard di riferimento ESG.

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